El delantero del Inter, puntero del fútbol italiano, habló de su buen momento: «Me alcanzan pocas situaciones para convertir», afirmó el ex River. Con el tiempo, «uno se hace más frío y aprovecha las ocasiones justas».
Hernán Crespo está pasando por un gran momento en Italia. Su equipo es el puntero absoluto del Calcio y él viene marcado goles importantes: lleva siete en lo que va del campeonato.
«Lo hermoso de este momento es que me alcanza con pocas situaciones, incluso a veces con una sola, para marcar un gol», aseguró el argentino y agregó: «Jugar en este Inter, le gustaría a cualquier delantero y yo busco la manera de merecerlo, sin esperar que el equipo juegue para mí, por el contrario, soy yo el que trato de jugar por el equipo».
Con el tiempo y la experiencia, «uno se hace más frío y aprovecha al vuelo las ocasiones justas», explicó el ex River y dijo que no le molesta que lo califiquen de «despiadado».
«Ser despiadado significa para mí estar siempre ahí, donde se siente el aroma de gol. Hacer ciertos movimientos, es mi pan para tener las ocasiones justas, si el sentido es este, si, soy despiadado», dijo Crespo en declaraciones a un semario italiano.
____________________________________
L’argentino e il momento magico dei nerazzurri: «In questa squadra non ho modo di sbagliare, mi basta anche un pallone a partita. La Champions? Riparliamone a febbraio»
MILANO, 12 dicembre 2006 – Crespo, si offende se la chiamiamo spietato?
«Detto a un attaccante non suona così male. Mi ricorda quello che diceva l’anno scorso Joe Cole: «Una palla a Crespo uguale un gol». Essere spietato per me significa essere sempre lì, dove c’è odore di gol; fare di certi movimenti il mio pane per avere le occasioni giuste. Se il senso è questo, sì: sono spietato».
Diciamo pure che è la sua essenza: dono di natura?
«In parte sì. Però con il tempo e l’esperienza si diventa più freddi: prendi al volo le occasioni che hai. Il bello di questo momento è che non ho modo di sbagliare gol: mi basta poco, a volte anche solo una palla giusta, per segnare. Era successo anche contro Reggina, Sporting Lisbona e Siena. Anche nel derby, in fondo. So che magari non sarà sempre così: intanto, me la godo».
E’ più facile, in questa Inter?
«Giocare in questa Inter piacerebbe a qualunque attaccante. Io faccio in modo di meritarmelo, senza aspettare che la squadra giochi per me: semmai sono io che cerco di giocare per la squadra. È il mio modo di vedere il calcio: preferisco cento volte giocare male io, purché giochi bene l’Inter».
Un attaccante come gioca per la squadra?
«Provo a riassumere così: per capire come gioca Crespo bisogna venire allo stadio, non basta guardare la sua partita in tv. Il gioco senza palla, certi movimenti, si capiscono solo così. Con qualunque compagno giochi in attacco, io faccio gol, ma lui anche: lo dicono i numeri, non solo quelli di quest’anno. Prendiamo Ibrahimovic: fa cose straordinarie di suo, tipo il gol di Parma, ma avete fatto caso a quanto sta tirando in porta».
Di sicuro il Milan sta facendo caso a quanto continua a segnare Crespo.
«Non è nel mio stile parlare quando tutto va bene. Dico solo che ognuno fa la sua strada e prende le sue decisioni».
Ha sempre detto: i gol non si contano, si pesano. Però domenica ci ha tenuto a ricordare che ne ha segnati 196 in Europa (e 126 in serie A): li conta anche, allora?
«Solo perché mi avevano stuzzicato in tv. Se c’è una cosa che mi piace del calcio italiano è che non puoi mentire di fronte ai numeri: se fai la punta, o fai gol o fai gol. Non si scappa».
Spietato, appunto. Un po’ come l’Inter: le vincete tutte fino a Natale?
«Ci proviamo, ma per ora pensiamo al Messina: se vinciamo, possiamo guadagnare altri punti sulla seconda o sulla terza. O magari su tutte e due. Il bello della nostra classifica è poter pensare solo a noi stessi: gran cosa».
E’ per quello che ormai date una sensazione di sicurezza disarmante?
«Sappiamo di essere forti, con una rosa straordinaria — a Empoli c’erano sei assenti, e che assenti — e soprattutto di avere una grande chance. Ora sappiamo anche di essere il miglior attacco e la terza miglior difesa del campionato. Sa come si chiama questo?»
Ce lo dice lei?
«Si chiama equilibrio. La nostra filosofia è sempre stata quella di segnare il più possibile: non l’abbiamo abbandonata, ma ora subiamo molto meno. Ci sono partite in cui non ci tirano mai in porta: abbiamo preso due gol nelle ultime sei partite; domenica a Empoli, per cercare la porta, Vannucchi ha dovuto prima fare una serpentina pazzesca».
Davvero la chiave è stata vincere il derby in quel modo?
«Ci ha reso forti, è vero. Ma a volte aiuta anche soffrire: le due sconfitte in Champions ci hanno fatto molto bene. E poi il tempo: sapevamo dal primo giorno di valere, ma ci serviva del tempo da passare insieme per diventare un gruppo».
Forti abbastanza da provare a vincere sia campionato che Champions League?
«La Champions è particolare: in una notte puoi sognare o andare a casa. Andiamo piano, siamo solo a dicembre: riparliamone a febbraio, se le cose continueranno ad andare in un certo modo».
Molto prudente o molto realista?
«Entrambe le cose, il giusto. L’ho imparato l’anno scorso con il Chelsea: eravamo a +15 in campionato, sembrava dovessimo prenderci tutto, Premier, Champions e anche FA Cup. Poi invece il Barcellona ci ha eliminati e a tre giornate dalla fine dovevamo ancora vincere il titolo, con lo scontro diretto con il Manchester da giocare. Sognare si può, ma con i piedi per terra. Soprattutto se si tratta dell’Inter e dei suoi tifosi: hanno già sofferto abbastanza».
A Empoli Crespo è arrivato a quota 7 gol in campionato.